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CASA della SARDEGNA
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2 février 2009

UNA BREVE VISITA.

shardanaDall'11 al 18 febbraio andrò in Sardegna per una breve visita, considerando che nel mio posto di lavoro sono previste le cosidette "vacanze invernali". Qui in Finlandia le lezioni hanno inizio il 10 agosto e quindi questo intervallo è ampiamente giustificato.
Come sappiamo è in corso nella nostra Isola la campagna elettorale per l'elezione del nuovo consiglio regionale. Da quel che si legge, nessuna particolare novità: nella nostra terra calano in continuazione uno stormo di ministri e altissime cariche dello Stato con le più variegate promesse. Le cronache ci informano che finalmente i problemi della Chimica saranno defitivamente risolti, i disoccupati avranno un sostanzioso sussidio per un non lieve numero di anni, la Sardegna diventerà addirittura un paesaggio dove il verde la farà da padrone, ed il sorriso tornerà radioso nelle bocche di tutti, specie dei residenti.                                                                                                          
Io che risiedo in lontananza non so esattamente se ridere o piangere. Quello che mi infastidisce maggiormente è il constatare con cronometrica precisione come ci si interessi di noi solo nei giorni precedenti le tornate elettorali. Dopo di che, gabbata la popolazione, l'indifferenza e l'abbandono ridiventeranno abituali.
Ricordate l'alluvione di Capoterra di qualche mese fa? Ebbene, in quell'occasione NESSUNO, dei più alti vertici dello Stato, si è preoccupato di portare un sostanzioso aiuto e dei contributi per il domani.
Il problema è sempre lo stesso: noi siamo considerati sempre più alla stregua di una colonia d'oltremare, da consumare con lauti banchetti e poi abbandonare al proprio destino. Ma la colpa di questa situazione ricade anche su noi stessi, sulla nostra indifferenza, sul nostro modo di essere quasi compiaciuti di dipendere dal "ricco e potente", che viene e finge interesse mentre in realtà ci offre solo squallidi piatti di lenticchie.
Il nostro destino è sempre lo stesso: sembriamo quasi assuefatti di dipendere da questa generazione di padroni, che sfoggiano le bellezze dell'Isola solo per mostrarle ai potenti di turno, come si fà quando il maturo miliardario esibisce alla sua combriccola l'imberbe ragazzina quale trofeo della sua potenza e arroganza.
E noi sardi sembra che stiamo a questo gioco, che non abbiamo la minima forza per ribellarci e reagire: è il nostro destino, a pensarci bene. Evidentemente non ci meritiamo altro. Perchè è arrivato il momento di parlare chiaramente: siamo solo bravi a subire senza reagire, ad accettare tutto, anche le più gravi nefandezze. Non riusciamo a prendere alcuna iniziativa personale, ci lamentiamo di tutto, ci sentiamo vittime del destino e della predestinazione. Sembra che quasi, privi di qualsiasi forza propulsiva, ci faccia piacere dipendere dagli altri, promettendo loro il voto senza nulla in cambio, se non le loro false promesse.
Forse abbiamo ciò che meritiamo. Forse l'essere una "colonia" ci fà star meglio, forse ancora l'aspettare il lavoro stando comodamente seduti in poltrona rientra nel nostro modo di vivere e concepire la società. Ma se è così, smettiamola una volta per sempre di lamentarci contro tutto e tutti, e prendiamocela solo con noi stessi, con la nostra voglia di subire senza reazione.
Queste elezioni rappresentano una specie di cartina di tornasole al riguardo. In questi giorni l'Isola è frequentata come non mai dai "grandi" dello Stato. Noi stiamo a guardare ed osservare incuriositi. Io stesso, quando arriverò fra non molti giorni, sarò portato a verificare ciò che pensano i miei corregionali. Il mio pessimismo nasce proprio dalla considerazione che i primi a non volere alcun "cambiamento" siamo noi, eternamente destinati a dipendere dallo Stato centrale, che tutto decide, dispone e controlla, alla faccia della gente sfiduciata che si prostra invariabilmente ai loro piedi, eterna testimonianza del valore della differenza di classe e di censo.
Vedrò, con più precisione, quale sia la quantità dei miei corregionali che ancora credono alle lusinghe e alle promesse di questi pseudo signori. Anzi, di questi pseudo padroni dei nostri stivali.
  Mario Sconamila - email : mario.sconamila@elisanet.fi

 

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