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CASA della SARDEGNA
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25 janvier 2010

Intervista a Maria Giacobbe

UNA  SCRITTRICE A  COPENAGHEN


maria_giacobbe

foto su:www.sotziu.it


Al suo attivo una ventina di volumi, racconti, romanzi e memorie. Come lei stessa tiene a precisare: i suoi libri sono stati concepiti e scritti in italiano. Nella sua opera  ci sono anche quattro raccolte di poesie scritte in danese e inedite in Italia, un volume di saggi in gran parte scritti in danese, appositamente tradotti dall’italiano per un editore danese, e due antologie bilingui di “Poesia moderna danese”.

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Domanda- 50 anni e più di attività con numerosi articoli e saggi pubblicati in diverse lingue e paesi ma prevalentemente in Italia; ci parli dei suoi primi anni all’estero come è riuscita a immegersi nel suo lavoro in un paese completamente diverso e nuovo.

 

Maria- Quando nel  1958 mi trasferii in Danimarca, ero in Italia quella che si potrebbe definire "una giovane scrittrice di successo": il mio primo libro (Diario d'una maestrina) aveva già avuto il prestigioso Premio Viareggio Opera Prima e la Palma d'Oro  del'Unione Donne Italiane. Se ne era scritto e parlato molto in Italia e all'estero, già erano in cantiere le prime traduzioni (in francese, spagnolo, catalano, tedesco, russo, cinese, finlandese, etc.) e i miei articoli sul periodico "Il Mondo", diretto da Mario Pannunzio, venivano pubblicati con grande rilievo e spesso venivano riportati e commentati su altri giornali e riviste anche all'estero.

Il mio trasferimento in DK perciò non passò inosservato: ci furono interviste alla radio e sui maggiori quotidiani ai quali subito fui invitata a collaborare. Cosa che feci, naturalmente con l'aiuto di un traduttore.

 

D-Quanto e in che misura le sue esperienze all'estero hanno influito nei suoi scritti?

 

Maria- Se le viviamo con coraggio e consapevolezza, tutte le esperienze di vita ci fanno crescere e ci maturano. Quelle all'estero (se le viviamo limpidamente e senza lasciarci accecare dalla nostalgia) amplificano la nostra visuale e rendono più profonda e precisa la nostra prospettiva anche sul nostro paese di provenienza. Tutto questo ha naturalmente avuto i suoi riflessi nella mia opera.

 

D- Le maggiori difficoltà  che ha incontrato?

 

Maria- Usai il primo anno in DK per continuare il mio lavoro di pubblicista in Italia, in Danimarca e in Svizzera, e per scrivere il mio secondo libro ("Piccole Cronache") che venne, come il primo, stampato in Italia dall'editore Laterza e, più tardi, come mano mano tutti i miei libri, anche in traduzione danese in Danimarca.

Contemporaneamente cominciai a leggere (con l'aiuto del dizionario) i giornali danesi e, piano piano, anche poesie e romanzi moderni in questa lingua.

Delle poesie - per poterne meglio penetrare il significato - mi facevo delle traduzioni scritte.

Traduzioni che qualche anno più tardi furono il primo nucleo dell'antologia bilingue "Poesia moderna danese/Moderne dansk poesi" (650 pagg.) pubblicata nelle Edizioni di Comunità di Adriano Olivetti. Qualche anno più tardi, su richiesta dell'Editore Einaudi, insieme allo scrittore danese Uffe Harder curai l'antologia, pure bilingue, "Giovani Poeti Danesi" (325 pagg.).

La mia conoscenza profonda e diretta del linguaggio poetico danese mi permise,  dal 1976 in poi, di scrivere e pubblicare in danese le mie poesie e perciò di essere considerata dalla critica e dal pubblico come "una scrittrice danese... nata in Sardegna".

 

D- Tra i suoi recenti premi ha ricevuto anche la “Navicella d’argento” istituita dal comune di Castelsardo per segnalare “i sardi che si son fatti onore e hanno dato lustro alla sardegna nel Mondo” Un giusto riconoscimento che ci ricorda la sua lunga lontananza dalla terra natale  come “emigrata”,  quanto è stato difficile?

  

Maria- Come sanno bene tutti quelli che lo hanno provato (e ora nel mondo siamo miliardi!), l'espatrio ("disterru", in sardo) non è mai un processo facile. E' un processo difficile, ogni tanto drammatico, e sempre faticoso e pericoloso.

Qualche volta mi è capitato di paragonarlo al trapianto di un albero: l'albero da trapiantare deve portare con sé le sue radici - senza di quelle sarebbe un fusto destinato ben presto a seccarsi - ma deve subito fare del suo meglio per adattarsi alla nuova terra, cercandovi un humus che, senza far marcire le vecchie radici, possa farne spuntare di nuove e vitali.

In altre parole: secondo me, bisogna conservare le memorie e farne tesoro, ma bisogna anche bandire le nostalgie che spesso falsano il passato creandovi paradisi che non sono mai esistiti,che hanno l'effetto nefasto di far disprezzare il presente,  di impedire alla "nuova terra" di nutrire le nuove radici che sono necessarie all'albero per vivere, mettere foglie e fruttificare.

 

D- Alcuni libri di successo come “Il diario di una maestrina”-“ Maschere e angeli nudi”-“Il mare” e “Arcipelaghi” sono ambientati nel suo paese natio. Ho appena finito di leggere « Chiamalo pure amore » dove pensavo di ritrovare ancora la mia amata Sardegna e invece ritrovo me stessa....

Maria-Infatti... l'essere "sarde" non può farci meno europee e meno "donne". E in questo libro mi premeva di provare a descrivere alcune delle diverse condizioni dell'essere donna nell' Europa del XX secolo, e non di mitizzare su una supposta standardizzata sardità impermeabile ai tempi e ai luoghi.

 

D- Nella vita si possono fare degli errori  e mi perdoni l’inevitale domanda: Ha qualche rimpianto?

 

Maria- Forse sarebbe più giusto dire che "tutto ha il suo prezzo" e che io, abitando all'estero, ho pagato il prezzo di non aver abbastanza curato il mondo editoriale italiano dal quale mano mano inevitabilmente mi sono allontanata e che mi rappresentava all'estero meglio di quello (piccolo) danese.

Dopo la morte dolorosa e prematura di Mario Pannunzio e la chiusura de "Il Mondo", mi è mancato l'ottimo canale che negli anni aveva continuato a tenermi in contatto con i lettori italiani, senza che io mi curassi di crearmene altri, anche perché mi ero concentrata sulla necessità di coltivare la mia nuova radice danese.

Di questa radice facevano parte i due figli nati rispettivamente nel dicembre del '59 e nel febbraio del '64, e dei quali mi sono sempre occupata personalmente e da sola.

Non mi "pento" di nulla, ho fatto sempre e spesso con sacrificio, ciò che le circostanze mi chiedevano di fare, l'ho fatto onestamente e  meglio che potessi senza mai esitare a varcare le porte aperte.

Ho avuto e ho le mie soddisfazioni professionali e personali, ma - per tornare al proverbio - "tutto ha il suo prezzo".

 

D- Lei è riconosciuta per il suo costante impegno sociale e civile,

e segue molto da vicino la politica attuale in Italia, cosa ne pensa?

 

Maria- Come noi tutti italiani abitando all'estero si hanno maggiori possibilità di confronto e si vede meglio - e con moltissimo dolore come e quanto gli Italiani di oggi, e di ieri nel corso della loro Storia abbiano chinato la testa di fronte alle disonestà e alle ingiustizie liberticide, talvolta quasi allegramente scegliendosi i vari Mussolini o Berlusconi come ikone da osannare.

Si ha il dovere di continuare a sperare e FARE quanto si può (poco o molto che sia) per evitare la resa totale e affrettare la rinascita.

 

D- Il suo ultimo lavoro?

 

Maria- Ho appena terminato un racconto per un libro collettivo su Cagliari (che sarà pubblicato in italiano e in inglese) e l'ho intitolato "A Cagliari con Glenn Mill". Ne sono piuttosto contenta e mi dispiace che i tempi di pubblicazione in Italia siano sempre così lenti.


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P
E’ una famiglia importante in cui tutti hanno lavorato a conservare la memoria storica o a esprimere le più profonde atmosfere sarde. Il nipote Giovanni ha realizzato il film “arcipelaghi” tratto dal libro di Maria. Il libro mi è piaciuto tantissimo perché lei è riuscita a costruire con uno stile originalissimo, un potente equilibrio tra gli aspetti arcaici, oscuri della realtà sarda e la “modernità” che si affaccia a liberare la donna dalla sua sottomissione e i bambini da un destino già prestabilito. Ho navigato nel blog come in una bella casa accogliente piena di stanze e meraviglie. Sei davvero brava, creativa e generosa nel mettere a disposizione te stessa in questo progetto di scambio e di incontro culturale. E’ un lavoro nobile e altissimo proprio di questi tempi, chiamati come siamo a incontrarci e ad accogliere tutte le diversità. Mi sono emozionata e ti ringrazio tanto. <br /> Paola
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