Un capitale umano di
grande valore è disposto a tornare in Sardegna e a investire, se solo
trovasse
le condizioni favorevoli L'assessore al Lavoro e il presidente FASI
sollecitano un'attenzione prioritaria a queste giovani forze.
C'è
un'ampia fascia
di giovani nella vasta provincia dell'emigrazione sarda che soffrono
ancora
del mal di Sardegna e che, nel contempo, si ritrovano con un bagaglio
di
esperienze, di preparazione intellettuale, di invidiabili capacità
professionali. Sono gli emigrati con due anime: quella sarda
inestinguibile e
quella acquisita nei luoghi di emigrazione che li ospitano, con le loro
peculiarità. Sardi che riescono a mantenere ostinatamente la propria
identità,
facendosi apprezzare dappertutto per le loro capacità e la duttilità di
adattamento che esprimono pure in un ambiente alieno al loro primo
costume di
vita. Persone preziose per la Sardegna, che da loro riceve un ritorno di
immagine assai onorevole e lusinghiero. Persone pronte a immettere nel
sustrato
dell'economia regionale sia le loro idee vigorose e innovative, sia una
discreta
disponibilità di capitale da mettere a frutto, convinte come sono che
chi ha
idee vince, perché le idee vengono prima dei progetti, i buoni progetti
prima
della realizzazione pratica. Ci sono tra essi aspettative ed esigenze
che
aspettano solo i tempi e l'humus favorevoli per concretizzarsi. Un
capitale
umano sostanziato di esperienza, preparazione, capitali, manodopera,
piena
disponibilità. Tornerebbero in Sardegna domani questi giovani, se
solamente
sapessero di poter contare su buoni incentivi, franchigie,
semplificazione
burocratica, sana competizione, iniziative e progetti innovativi,
obiettivi
certi e strumenti legali all'altezza.
Purtroppo vediamo questo
mondo giovanile spaesato, che non sa più cosa fare. E
ci sono i tre ostacoli che tutti conosciamo i
quali
sono causa di scoraggiamento e di un senso di
impotenza.
* La burocrazia.
Vengono subito i sudori freddi a qualsiasi giovane emigrato sardo che
volesse
iniziare un'attività in Sardegna. Prima di cominciare qualsiasi iter
imprenditoriale, per primi incontriamo i burocrati che, o non rispondono
alle
richieste, con una maleducazione non quantificabile, oppure ti ingolfano
in
tempi assurdi e defatiganti che azzerano qualsiasi iniziativa. Sono i
membri di
una classe
politica
dilettante, superoccupati in uno stato di litigiosità
permanente. Diciamo pure che se ne fregano
dell'emigrante e
della sua buona volontà imprenditoriale. Però nei discorsi, nei comizi e
nelle
tavole rotonde continuano a menarla: emigrati tornate, gli emigrati sono
un
patrimonio... Burocrati
impreparati e improvvisatori, con alle spalle perfino tante leggi
respinte
per incostituzionalità. Un esempio? Sui crediti
agevolati agli agricoltori, stipulati con la legge
regionale
44/1980, gravava un interesse passivo del 2%,
che nel
2007 venne portato al 19%. La legge relativa non fu notificata alla
Commissione
europea, la quale, non solo non approvò un balzello così folle, ma
ritirò pure
il finanziamento. Risultato: milioni di euro persi per l'agricoltura
sarda.
Così, è difficile che un giovane imprenditore si esponga a una simile
giostra di
governanti senza protoni.
* Un humus regionale fortemente negativo:
mancanza
di cultura del lavoro, un
ricambio
generazionale negativo, la scuola sarda registrata come la peggiore
d'Europa,
mercato del lavoro zero, il fuoco delle vendette diventato sport
regionale e
mezzo più praticato per dirimere le questioni (con centinaia di posti di
lavoro
persi a causa di questo dissennato comportamento), educazione civica
zero,
sabotaggi autolesionistici... «Dispersione scolastica, diminuzione di
titoli
accademici, poca propensione alla cultura... La parola ignoranza, forse
per
pudore, non viene tirata in ballo. Ma il concetto è quello: i Sardi sono
un
popolo poco istruito, che non ama studiare e men che meno andare a
scuola.
Bisogna invertire la rotta per non diventare il fanalino di coda
dell'Europa
[...]. Sui livelli di istruzione c'è un divario enorme rispetto alle
altre
regioni sviluppate: occorre una repentina inversione di tendenza [...].
In
Italia, per quanto riguarda questo fenomeno, la Sardegna detiene il
record
assoluto. E' l'isola degli ignoranti» (Enzo Costa, segretario Cgil).
Per il
segretario
regionale della Cgil-scuola Peppino
Loddo si
assiste «alla
cosiddetta analfabetizzazione di ritorno, perché si constata una sorta
di
regressione culturale e formativa». Basta questo sustrato di inciviltà, la
vigliaccheria
dei piromani, le invidie e le gelosie che tagliano le gambe a qualsiasi
iniziativa, per scoraggiare le migliori buone volontà di progresso e di
riscatto. Sono i sardi stessi che si incaprettano da soli e sono la
causa dei
loro stessi mali (Luca Barbareschi). La
Sardegna è
ostaggio di questa stupidità a livello
regionale.
In
Sardegna manca
una cultura del lavoro. Sono tanti i lavoratori assenteisti o che hanno
un senso
molto approssimativo degli impegni e degli orari di lavoro. Troppe
industrie
partite con entusiasmo chiudono per causa dellassenteismo. La SNIA di
Villacidro - come riportano i quaderni dei rapporti dei capiturno della
SNIA
anni 70 - registrava fino al 72% di assenteismo (!). Il 17 novembre di
quellanno '70 mancavano nello stabilimento 26 lavoratori su 36. Come
può
unattività funzionare con quella percentuale di assenteismo?, si
chiedeva
limprenditore Giovanni Muscas, davanti a centinaia di presenti al
convegno
annuale del Gruppo ISA nellottobre 2006. Non si sa lavorare. Non esiste
una
cultura del lavoro.
* Federazioni (compresa la FASI) e Circoli
si
considerano e sono autonomi, ognuno con una sua programmazione. Non
voglio
dire che essi siano tra gli ostacoli per la valorizzazione prioritaria
dei
giovani emigrati, ma che occorre un potenziamento di modelli, secondo le
parole
dell'assessore al Lavoro Manca e del presidente FASI Mulas. Finora,
piccoli regni,
ognuno isolato, inviolabile e incomunicante (molto sardo!), dove
periodicamente
si presentano alcuni sardi dispersi della provincia emigrazione, ai
quali
vengono somministrate alcune gocce di elementi identitari (danze, canti,
lingua,
cultura, costumi sardi). Ottimo, per carità. Chapeau! Quantomeno per
rendere
giustizia ai tanti volontari che ci spendono tempo ed energie e che non
saranno
mai ringraziati abbastanza.
Qui è il
punto.
L'assessore Franco Manca spinge a un superamento di questo sistema con
un
maggior associazionismo, con una competizione tra i Circoli, la
collaborazione a un livello superiore. Occorre un lavoro di squadra. Il
Piano
2010-2012 segna una netta discontinuità e appare innovativo soprattutto
nell'obiettivo di investire prioritariamente sulle nuove generazioni,
con
attività che mirano a rafforzare la presenza dei giovani nelle varie
iniziative
[...] stimolando la fantasia e la creatività di tutti i Circoli,
premiando le
idee migliori e collegando le prospettive di sviluppo socio-economico
della
Sardegna con le potenzialità espresse dal mondo dellemigrazione. Non è
realismo aspettare che i giovani di seconda e terza generazione
frequentino i
nostri circoli e si impegnino nei direttivi... facendo proposte
(Pulina). Sono
le Federazioni che devono andare incontro ai giovani, non i giovani che
vanno
alla Federazione. Non si può più pensare nei termini di oggi o di un
triennio.
Occorre più lungimiranza e pensare in termini di venti anni [
]. Si
chiede un
cambiamento epocale per quanto riguarda i giovani e le strutture a
prescindere
dalle imposizioni [...] Con i giovani bisogna misurarsi, abbandonando un
certo
conservatorismo: i giovani vanno nei Circoli se hanno spazi e strutture,
altrimenti si aggregano altrove. Sollecito in tal senso il
coinvolgimento dei
presidenti di Federazione.... (presidente FASI Tonino Mulas). Se le
parole
hanno un significato, qui siamo di fronte a un energico sollecito di
cambiamento per le Federazioni per i Circoli. Sarà doveroso attivarsi
per
attuarle. O sono anche queste "parole
evanescenti"?
Il cambio
generazionale è sostanziale; è il perno per il prosieguo
dell'operatività dei
nostri Circoli. E se una voce, una riserva, una disamina propositiva si
alza
dalla base per un miglioramento, non si risponde con sufficienza, o col
solito
burocratese o con i come si permette... chi lo autorizza... la smetta
di
interferire. E' per questo che io temo il gattopardismo: si
accettano tutte le
direttive
senza però impegnarsi a cambiar veramente le cose.
Nel nuovo programma
triennale delle Linee guida
vengono stanziati 300mila euro per borse di studio, stage e summers
school,
più 290mila euro per un grande evento
sportivo internazionale da svolgersi in
Sardegna. Sarebbe un'incredibile manifestazione unitaria, una full
immersion di
enorme impatto nella sardità più autentica. Toccherà alle nostre
Federazioni
programmare e portare a buon fine questo obiettivo tra i nostri giovani
disterraus. Si sa quanto aggreganti e coinvolgenti siano lo sport e la
musica
per i giovani e sarà quanto mai interessante monitorare questo impegno
affidato
ai Circoli e alle Federazioni.
Vitale
Scanu
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