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20 janvier 2011

Sentenza TAR torna lo spetro del far west eolico

di Caterina Pes        

17 gennaio - La recente sentenza del Tar sull'eolico, che ha accolto i ricorsi delle società avanzati all'indomani del blocco imposto dalla giunta Cappellacci, riapre una spinosa questione: il rischio che si torni al far west del vento. Si riaffaccia nuovamente la possibilità che gli speculatori prendano d'assalto l'entroterra e le coste sarde, che - forti di questa sentenza - ricominceranno da  dove si erano interrotti.

Per questo è necessario issare nuovamente la guardia e vigilare. Vigilare perché le fonti rinnovabili sono sì il futuro, ma non possono esserlo senza regole certe, senza limiti, senza paletti. Occorrerà quindi recuperare il tempo perduto in questi mesi, con questo blocco totale e immotivato, per provare a ricostruire una rete di regole, a reggere il peso della valanga "eolica" che adesso rischia di abbattersi sulla Sardegna.

La pronuncia del Tar, del resto, è l'esito disastroso di una politica ondivaga e incerta da parte della giunta Cappellacci in materia di ambiente e di fonti rinnovabili. Lo stop tassativo compiuto dal centrodestra sull'eolico con la delibera di marzo, arrivato in odor di inchiesta, ha segnato un drastico dietrofront rispetto alla deregulation eolica che fin lì ne aveva orientato la condotta.

Quest'ultima vicenda è l'ennesima riprova non solo di una ormai conclamata incapacità di gestire la cosa pubblica da parte di questa giunta regionale. No, c'è un altro elemento: l'assenza di qualunque programma serio e concreto per la nostra isola, di qualunque spina dorsale. La giunta e il suo presidente si muovono senza una bussola, sospinti dai venti, per stare in tema.

E questa incertezza, questo vuoto di idee e di programmi, forse quest'indifferenza stessa al destino dell'isola, è tanto più grave quando investe temi chiave come quello dell'ambiente, che in realtà ha un enorme bisogno di essere regolamentato e tutelato. Prova ne è l'ultimo drammatico disastro ambientale nel Golfo dell'Asinara, un parco naturale crocevia delle navi cisterna di idrocarburi: una contraddizione in termini. Si può o no sposare le tesi della precedente giunta di centrosinistra, che sull'ambiente aveva combattuto una delle sue battaglie più aspre con il piano paesaggistico, ma bisogna riconoscerne comunque il coraggio: il coraggio di porre dei limiti, delle regole che avevano saputo integrare - il caso dell'eolico è emblematico - il rispetto dell'ambiente con la necessità dello sviluppo, che fosse energetico o economico.

Cappellacci è stato bravissimo a distruggere quel progetto, ma non altrettanto bravo a costruirne uno alternativo. Probabilmente perché la tutela ambientale non è affatto fra le sue priorità, al contrario di quanto afferma. E così - per quanto nessuno voglia che la nostra isola viva una seconda stagione di deregulation eolica - è politicamente necessario confrontarsi con una seria politica energetica, che investa sulle rinnovabili senza farsene divorare, senza cadere nelle mani degli speculatori.

Ecco, il presidente della regione è riuscito nel miracolo di fare l'esatto contrario: non investire nelle rinnovabili, non garantire il diritto delle aziende e delle società a installare nuovi parchi eolici - per questo lo ha bacchettato il Tar - e finire comunque nelle mani degli speculatori del vento. Un bel paradosso.

19 janvier 2011                          

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